Passa ai contenuti principali

Bambino umiliato dall’autista dello scuolabus

L’autista di uno scuolabus di Rende, in provincia di Cosenza, ha fatto scendere dal mezzo di trasporto un bambino di 10 anni di nome Francesco che stava giocando insieme ad altri compagni. Come raccontato dal quotidiano Calabria Ora, l’autista avrebbe detto al bambino: “State facendo casino, tu comincia a scendere che tra l’altro non paghi neanche il tesserino”. Una vera e propria umiliazione per il piccolo, il cui padre, Alberto, 42 anni, come raccontato al giornale calabrese, non prende più lo stipendio dal mese di aprile. Alberto è dipendente della Giseco, una società che gestisce gli impianti di depurazione del cosentino. L’uomo ha dichiarato: È solo un bambino ed è la mia vita. Non ha colpe lui se non posso pagargli lo scuolabus. Il Comune di Rende è in debito con la Giseco e deve qualcosa come un milione di euro. Fondamentalmente i miei soldi ce li ha già l’amministrazione comunale. Il padre ferito ha raccontato che il bambino è uscito da scuola alle 13.15, prendendo lo scuolabus che da Rende, insieme ad un’altra quindicina di bambini, lo avrebbe portato nella frazione Nogiano. A circa un chilometro da casa sua, l’autista avrebbe fatto scendere il bambino dallo scuolabus. Il piccolo Francesco avrebbe poi raggiunto casa a piedi. Il padre ha aggiunto: Ho chiamato il responsabile del servizio e ha detto che avrebbe provveduto a chiarire tutto ma a me non basta. Chi svolge un servizio delicato come questo, con i bambini, deve essere responsabile. Gli vorrei domandare se avessero fatto lo stesso a suo figlio come avrebbe reagito.

Post popolari in questo blog

Ciao Marco Simoncelli ♥ Voglio ricordarti così' ♥

”Non hai paura di ammazzarti se fai un incidente?” ”No. Si vive di più andando 5  minuti al massimo su una moto come questa,  di quanto non faccia certa gente in una vita intera" Marco Simoncelli 

Indifferenza e omertà

Che cos'è questa strana malattia che colpisce tanta gente, soprattutto i più giovani? Io la definisco "omertà", un termine in disuso, ormai, usato prevalentemente dalle famiglie mafiose. Oggi la parola "omertà" è stata sostituta con una che, a pensarci bene, non si discosta dalla prima nel significato: "Indifferenza". Per me non cambia nulla, sono entrambi pessimi termini che descrivono le situazioni peggiori di questo secolo, in allarmante aumento. Quanti di noi, oggi, si chiedono: "Ma in che razza di mondo stiamo crescendo i nostri figli?" Un pensiero che mi spaventa a morte. Mentre sta accadendo qualcosa di brutto - un pestaggio, uno stupro, un omicidio, nei casi estremi - i nostri giovani tacciono, non muovono un dito, voltano la faccia dall'altra parte fingendo di non vedere; oppure, al contrario, si esaltano e pregustano il piacere di diffondere sui social foto e video ripresi mentre si consumava un dramma, sotto i loro...

La storia del dottor Mitchell

Il dott. Mitchell, noto neurologo di Philadelphia, era andato a letto dopo una giornata eccezionalmente faticosa. All’improvviso fu svegliato da qualcuno che bussava alla porta. Andò ad aprire e si trovò davanti una bambina vestita poveramente e profondamente sconvolta. La bimba gli disse che la sua mamma era molto malata e gli chiese il favore di andare con lei a visitarla. Era una notte gelida, nevosa, ma benché stanchissimo il dottore si vestì e seguì la piccola. Giunto a destinazione, trovò la madre della bambina a casa, sola, affetta da una grave polmonite. Le prestò le prime cure, poi telefonò all’ospedale per organizzare un ricovero per il giorno dopo; prima di congedarsi fece i complimenti all’ammalata per l’intelligenza e la bravura della sua bambina. La donna lo guardò in maniera strana e poi disse tristemente: "Mia figlia è morta un mese fa…". Aggiunse poi che il suo cappotto e le sue scarpine erano ancora nell’armadio dei vestiti, lì accanto. Stupefatto, il dotto...